Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 5 novembre 2011

La “Regolarizzazione” della Fraternità S. Pio X: ci sono difficoltà ma non appaiono insormontabili

Il nostro lettore e amico Stefano Gavazzi ha richiamato alla nostra attenzione un articolo di John Vennari apparso il 19 Settembre 2011 su Catholic Family News e ripreso dal sito ufficiale della FSSPX.

Mi sembra opportuno condividerne il testo, trovandomi concorde con la convinzione di Dante Pastorelli che il discorso non sia incentrato sui problemi dottrinali ma piuttosto su accordi pratici molto concreti, certamente non secondari, che vanno affrontati e risolti. Se i problemi, così come vengono presentati dall'articolo, sono di carattere pratico allora la conciliazione non sarebbe difficile. Né manca ai responsabili della Fraternità il discernimento e la capacità di risolvere tutte le possibili incertezze. L' immagine inserita, recentissima, è riferita al viaggio in Asia di Mons. Fellay appena concluso.

In ogni caso l'articolo, insieme agli interrogativi cui dare risposta, offre ai lettori anche una interessante panoramica delle attività e della realtà pastorale della FSSPX.


La lettera del 14 Settembre indirizzata dal Vaticano alla Fraternità S. Pio X ha generato un’onda di prematuro entusiasmo. Sebbene i contenuti del “preambolo dottrinale” inviato dal Vaticano siano ancora sotto esame, Monsignor Fellay ha anticipato nella sua intervista del 14 Settembre che esso contiene una sorta di affermazione dottrinale da sottoscrivere da parte della Fraternità S. Pio X, ed un invito a procedere, con il passo successivo, verso il riconoscimento canonico. Il riconoscimento canonico previsto per la Fraternità S. Pio X sarebbe analogo ad una prelatura personale secondo le linee vigenti per la Opus Dei. Quando Mons. Fellay, alla fine della sua intervista, ha richiesto a tutti noi di continuare ininterrotti i nostri Rosari e le nostre Preghiere per la Fraternità “onde ottenere le grazie di illuminazione e di forza necessarie ora più che mai”, egli non lanciava semplicemente una pia richiesta. Infatti da parte della pubblica opinione la pressione su Mons. Fellay è enorme.

Da ogni parte noi udiamo raccomandazioni a Mons. Fellay affinché colga questa occasione e la sfrutti, partendo dalla falsa premessa “ORA O MAI PIU’ “ per la Fraternità, poiché simili favorevoli condizioni per il riconoscimento potrebbero presumibilmente non presentarsi mai più in futuro. Chi spinge per questa affrettata scelta non ha riflettuto su ciò di cui si discute. L’ultima cosa che Mons. Fellay e la Fraternità possono firmare è un accordo in stile “linea-Obama per l’assistenza”: accettiamo di pagare il conto cosicché potremo finalmente vedere cosa esso contiene veramente. No! I passi verso il proposto riconoscimento devono essere effettuati con grande cautela, una cautela che necessariamente richiederà ben più di un paio di mesi di riflessione.

La Fraternità S. Pio X deve essere certa di aver esaminato l’argomento completamente, considerando ogni implicazione del riconoscimento ed essere pronta a dire “NO” – anche resistendo a enormi pressioni – se tutti i dettagli non sono ben chiariti in anticipo.

Non dobbiamo sorprenderci se Mons. Fellay considera ogni tipo di proposta canonica con cautela e riserva. Parlo con l’esperienza di chi è stato direttamente coinvolto nel movimento della Tradizione per più di 30 anni e che ha visto un gran numero di accordi di regolarizzazione inacidirsi. E’ vero che la rivista Catholic Family News non rappresenta in alcun modo la Fraternità S. Pio X, ma noi supportiamo pienamente Mons. Fellay nella sua cautela. Qui sotto sono elencati alcuni degli infiniti punti che necessitano di ricevere risposta prima che ogni accordo canonico sia accettato:
  • Come reagiranno i Vescovi Diocesani nei confronti dei Vescovi della Fraternità S. Pio X che entreranno nelle loro Diocesi per somministrare il rito della Cresima, specialmente quando i Vescovi diocesani sanno che i fedeli vogliono Religiosi della Fraternità S. Pio X perché diffidano del nuovo rito della Cresima el Vescovo diocesano stesso?
  • Quale opinione rispetto a nuove Cappelle e Centri per le Messe? Nuove scuole? Nuovi Seminari, come ad esempio quelli progettati in Virginia? La Fraternità dovrà prima ricevere il permesso del Vescovo diocesano – che in molti casi è ostile alla Tradizione? E se è così, ciò non rappresenta un reale pericolo per la crescita futura della Fraternità?
  • In che modo la gerarchia ecclesiastica, ancora indebolita dal pensiero modernista, presterà ascolto ai lamenti dei Vescovi diocesani – che continueranno a vedere la Fraternità come una minaccia al loro potere – senza compromettere la Fraternità stessa?
  • Quale considerazione per le cappelle di altri sacerdoti con cui la Fraternità ha rapporti amichevoli e per le quali la Fraternità somministra la Cresima?
  • Roma si aspetterà che la Fraternità smetta di somministrare la Cresima in queste cappelle? Roma si aspetterà che la Fraternità sciolga quelli che ha legato per la vita? Il Vaticano, che garanzia di libertà e di sicurezza offrirà alla Fraternità di poter continuare a somministrare la Cresima in quelle cappelle i cui Cappellani ritengono in coscienza che non si possa ancora avere un accordo canonico con il Vescovo locale?
  • In che modo verrà garantita con certezza l’autonomia educativa nelle scuole della Fraternità?
  • In che modo sarà assolutamente garantita la formazione controrivoluzionaria nei seminari della Fraternità?
  • Quali sono le condizioni per la consacrazione di futuri Vescovi della Fraternità?
  • E riguardo agli ordini religiosi collegati con la Fraternità? Che relazioni tra la Fraternità e i Benedettini tradizionalisti? E i Domenicani tradizionalisti? E i Cappuccini tradizionalisti? E i Carmelitani tradizionalisti?
  • Nell’ambito della proposta “prelatura personale”, la Fraternità potrà ancora sostenere e ordinare uomini per questi gruppi?
  • Gli ordini affiliati alla Fraternità dovranno cambiare il loro nome e smettere di chiamarsi Domenicani, Benedettini, Carmelitani dopo l’accordo? (non appena i tradizionalisti transalpini “Redentoristi” accettarono la regolarizzazione tre anni fa, prima di tutto dovettero cambiare il loro nome in “Figli del Grandissimo Redentore”, poiché i Redentoristi del Novus Ordo non permisero loro di usare il nome di Redentoristi. E Roma immediatamente appoggiò i Redentoristi contro i transalpini).
  • E che sarà delle Suore Domenicane che insegnano nelle scuole affiliate alla Fraternità, due delle quali sono negli Stati Uniti? Vi sarà il permesso di continuare? Conserveranno queste Domenicane la stessa autonomia dai Vescovi locali che si suppone avrà la Fraternità, e potranno esse conservare il nome “Domenicane”?
  • Sarà la stessa cosa per le affiliazioni con le suore Francescane in Kansas City?
  • L’affiliazione della Fraternità con altri ordini religiosi tradizionali non comporterà anche il coinvolgimento della Sacra Congregazione Vaticana per i religiosi coinvolti, il che complicherà ulteriormente la regolarizzazione?
  • E il pericolo di avere ribellioni se molti ritenessero che il Vaticano stia procedendo troppo rapidamente con un accordo di regolarizzazione?
  • Crediamo realmente che ogni discussione sulla legittimità del Vaticano II possa continuare dopo la regolarizzazione, quando il Vaticano potrà dire:”La caccia è finita, noi abbiamo chiuso il carniere” [modo di dire del Nord Est Americano, ndT]?
  • In ogni elezione di un nuovo Prelato per l’Opus Dei il Papa deve approvare l’elezione. Se la prelatura nella Fraternità è modellata secondo le linee dell’Opus Dei, un Papa favorevole al Vaticano II approverà un nuovo capo della Fraternità che assomigli all’Arcivescovo Lefebvre, o non spingerà piuttosto per un capo conforme alle sue aspettative?
  • Ci si aspetterà che una Fraternità “regolarizzata” richieda un Imprimatur per ogni libro che pubblica? Come potrebbe ottenersi un Imprimatur per libri quali Giovanni Paolo II – dubbi su una beatificazione; o il superbo 100 anni di modernismo di Padre Dominique Bourmaud; o gli scritti non ancora pubblicati dell’Arcivescovo Lefebvre che critica senza mezzi termini il Vaticano II ed il progressismo della gerarchia post-conciliare?
  • Il Superiore del Distretto francese della Fraternità ha appena pubblicato una genuina, necessaria e vivace critica del prossimo incontro pan-religioso di Assisi, una critica ampiamente basata sull’insegnamento tradizionale della Chiesa: queste critiche pubbliche saranno tollerate da Roma nel caso di una Fraternità “regolarizzata”?
  • L’Arcivescovo Lefebvre disse: “Se Roma volesse riconoscerci una vera autonomia, quella cioè che abbiamo ora, ma con sottomissione [al Papa, ndT ], noi dovremmo volerla”. Cosa succede se il significato per la Fraternità di “vera autonomia” è in conflitto con il significato che il Vaticano dà alle parole “ vera autonomia”?
  • C’è il pericolo che la Fraternità finisca proprio come un altro gruppo (Ecclesia Dei) che direttamente o indirettamente è represso nel mantenere la Vecchia Messa ed è forzatamente dissuaso dal difendere pubblicamente la Fede Cattolica “tutta e intera” contro il presente assalto modernista liberamente diffuso dentro la Chiesa negli ultimi 50 anni?
  • Può la Tradizione operare pienamente sotto una gerarchia del “Novus Ordo”?
Queste ed altre innumerevoli questioni dovranno essere risolte da Mons. Fellay prima che un qualche tipo di realistico accordo canonico possa essere raggiunto. La Fraternità non ha mai seguito un approccio pragmatico, ma si è sempre mossa dalla “dottrina”, il che significa che essa si muove da posizioni di forza. Io credo che la Fraternità continuerà la sua discussione lungo questa forte linea dottrinale.

Mons. Fellay sa che il carisma della Fraternità è quello del suo fondatore: difendere la Fede “tutta e intera”, senza compromessi, stando particolarmente attenti agli errori di oggi. Egli sa che il dovere del Sacerdote non richiede nulla di meno.

E’ dovere primario del Sacerdote guidarci nella battaglia per difendere la Fede. San Tommaso d’Aquino non lasciò ai laici il combattere i Manichei. San Francesco di Sales non lasciò ai laici il combattere il Protestantesimo. Noi laici dovremo fare la nostra parte, ma è proprio della natura del sacerdozio difendere pubblicamente la Fede.

E’ per questo che noi abbiamo amato l’Arcivescovo Lefebvre: egli ci ha guidato alla battaglia. Naturalmente ogni sermone non deve essere un assalto al Vaticano II ed alla Nuova Messa, ma è responsabilità del sacerdote indirizzare l’attenzione del suo gregge contro i determinanti errori che minano la Fede e distruggono le anime. E tragicamente il maggior attentato contro la Fede Cattolica ai nostri giorni viene dal Vaticano II, la gerarchia contemporanea, il rivoluzionario Papa Polacco che Benedetto ha appena beatificato.

Come potrà una Fraternità “regolarizzata” vedersi garantita la possibilità di combattere liberamente questa battaglia contro-rivoluzionaria?

Questa miriade di problemi ora pesano su Mons. Fellay e sulla Fraternità S. Pio X. Il considerare questo ci aiuterà a meglio comprendere perché Mons. Fellay ha chiuso la sua intervista richiedendo sempre più Rosari e preghiere per la Fraternità per ottenere “le grazie di luce e di forza di cui abbiamo bisogno più che mai”.
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19 Settembre 2011, Catholic Family News MPO Box 743 Niagara Falls – NY 14216 cfnjjv@gmail.com

53 commenti:

Anonimo ha detto...

non appena i tradizionalisti transalpini “Redentoristi” accettarono la regolarizzazione tre anni fa, prima di tutto dovettero cambiare il loro nome in “Figli del Grandissimo Redentore”, poiché i Redentoristi del Novus Ordo non permisero loro di usare il nome di Redentoristi. E Roma immediatamente appoggiò i Redentoristi contro i transalpini

Son precedenti come questi - e diversi altri - che alimentano le perplessità. Ma non credo si debba disperare e spero che sia la Santa Sede che la Fraternità, considerino e si prendano le loro responsabilità di fronte a Dio e alla Chiesa tutta!

DANTE PASTORELLI ha detto...

E se invece che Carmelitani dovessero al limite, che so, chiamarsi Carmelitani tradizionalisti, o Figli del Carmelo e via dicendo, che male ci sarebbe?
Non perdiamoci in pinzillacchere.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ripropongo, fra tutte le condizioni che si prospettano anche nell'articolo del post, la domanda-problema primaria: come potrann'esser in comunione con la S. Sede i seguaci d'un vescovo, ancor considerato guida spirituale e modello di sacerdozio ed episcopato, come Mons. Lefebvre?
Non mi si torni a risponder con la favola che il nunzio a Berna ed un altro vescovo benedissero la salma: da un pezzo a questa parte si benedicon anche gli apostati come Mario Luzi ch'ebbe funerali grandiosi in duomo a Firenze.
Si è sempre escluso che mons. Lefebvre si sia pentito del suo agire e nessuno ha mai sostenuto che la scomunica sia stata revocata.
Si dovrà risolver questo dilemma: scomunica sì, scomunica no?
Gli aspetti organizzzativi son importanti, ma secondari rispetto all'essenziale.

IL fantasma Zoppo ha detto...

Si è sempre escluso che mons. Lefebvre si sia pentito del suo agire e nessuno ha mai sostenuto che la scomunica sia stata revocata.

Anonimo ha detto...

Dante ha messo il dito nella piaga: Roma si pronunci apertamente e senza curialismi se Mons Lefebvre sia ancora scomunicato o se con la morte i suoi effetti siano venuti meno. Se ancora fosse valida come condizione preliminare per un accordo dovrebbe essere la fine della stessa con ufficiale atto vaticano.

Il Fantasma Zoppo ha detto...

Si è sempre escluso che mons. Lefebvre si sia pentito del suo agire e nessuno ha mai sostenuto che la scomunica sia stata revocata.
Carissimo Dante,
si vede che Lei è nato e si è formato in un'epoca in cui si dava anche valore ai principi di identità e non contraddizione. Cosa si sorprende, visto che, da un lato, c'è sempre stato che, diritto canonico 1983 alla mano, ha dimostrato che quella di Mons.Lefebvre era una "scomunica" a dir poco discutibile e, dall'altro, che, applicando l'Anglicanorum Cet., è tornata alla "piena" comunione (chissà la mia quanto è "vuota") una comunità di luterani tradizonalisti degli USA, molto più cattolici (tanto in non poche dottrine, quanto nella liturgia) di tanti grarchi del Vaticano), ma continua a venerare come santi Martin Lutero e Katarina Von Bora.

DANTE PASTORELLI ha detto...

I Canoni 1184 e 1185 stabiliscono che agli scismatici sono interdetti i funerali religiosi ed ogni genere di Messa esequiale.
Se non ricordo male, ma non sono un esperto ed a qualcuno più preparato di me m'appello ché ora non ho tempo perché devo andar a Gricigliano per la mia lezione, il CIC del 1917 era più preciso nel delineare gli effetti post mortem della socomunica.
Il nuovo CIC m'appar più stringato.
Ma se non si posson celebrar messe esequiali per lo scismatico, è chiaro che gli son negati suffragi, indulgenze, preghiere pubbliche.
Questo non significa che il defunto scomunicato sia ipso facto un dannato. Il giudizio giuridico e morale della Chiesa non è quello definitivo di Dio.
Lo scomunicato, ad es., in punto di morte anche interiornmente si può pentire e, quindi, salvare.
Nel canto III del Purgatorio Manfredi, morto scomunicato dice a Dante:
"Per lor maladizion sì non si perde / che non possa tornar l'etterno amore / mentre che la speranza ha fior del verde."
Ma non è questo il nostro problema. Qui non si tratta se Lefebvre è nell'inferno, nel purgatorio o nel paradiso. Il problema è se Lefebvre scomunicato come scismatico possa esser venerato come una santa guida da una Congregazione religiosa.
Questo sarebbe possibile solo se la scomunica non fosse stata validamente comminata. E chi, al vertice della Chiesa, farà mai una simile dichiarazione?

Anonimo ha detto...

Certo, ci vorrebbe un coraggio cento volte più grande di quello che fu necessario per dire, nel 2007:
"LA veneranda Messa di S. Pio V non poteva essere abrogata."

Ora, dovendo dichiarare una cosa simile alla seguente:
"Quella scomunica a mons. Lefebvre non è stata validamente (o non doveva essere) comminata",
questo annuncio ufficiale si paleserebbe come il gesto più difficile del mondo: un grande atto di umiltà, un chiarimento epocale, (un mea culpa?) a nome della Chiesa gerarchica post-conciliare, e riferita a un atto non-dovuto ( o non valido) del predecessore, per confessare, dopo 25 anni, e dopo ASSISI3, oggi davanti a tutto il mondo, che la Chiesa ufficiale aveva sbagliato tutto, a causa dell'ecumenismo a 360°, voluto dal concilio 21.mo e sfociato nel grande raduno di Assisi, interreligioso, indifferrentista, promosso nel 1986 e commemorato -con venerazione e rievocazione nostalgica- il 27 ottobre 2011.
Impossibile il solo pensarlo: assurdo.
Questa è la mia impressione, (correggetemi).
Ester

Anonimo ha detto...

Questo sarebbe possibile solo se la scomunica non fosse stata validamente comminata. E chi, al vertice della Chiesa, farà mai una simile dichiarazione?

Potrebbe ben darsi, se è stato possibile affermare che "l'Antico Rito" non è mai stato abrogato!

Anonimo ha detto...

Can. 1323 - Non è passibile di alcuna pena chi, quando violò la legge o il precetto: ... 4) agì costretto da timore grave, anche se solo relativamente tale, o per necessità o per grave incomodo, a meno che tuttavia l'atto non fosse intrinsecamente cattivo o tornasse a danno delle anime; ...7 senza sua colpa credette esserci alcuna delle circostanze di cui al n. 4 o 5.

Can. 1324 - §1. L'autore della violazione non è esentato dalla pena stabilita dalla legge o dal precetto, ma la pena deve essere mitigata o sostituita con una penitenza, se il delitto fu commesso: .... 5) da una persona costretta da timore grave, anche se soltanto relativamente tale, o per necessità o per grave incomodo, se il delitto commesso sia intrinsecamente cattivo o torni a danno delle anime;

La legge stabilisce che se qualcuno ha ritenuto di avere un grave motivo, una necessità imperiosa, nel compiere un atto illegale, costui non può essere sottoposto alle sanzioni latae sententiae.

L'Osservatore Romano presentò un comunicato secondo cui lo stato di necessità al quale fa appello il canone 1323 non era applicabile. Ovvio che i consiglieri di curia hanno sostenuto che Mons. Lefèbvre non avesse il diritto di avvalersi dei canoni 1323 e 1324; ma di questo non si parla.

Ricorrono sempre dei curiali mal disposti in tutta la vicenda...

Anonimo ha detto...

ma come può il Papa opporsi a quei curiali di allora (e di oggi) ?
se già nel procedere verso Assisi3 ha detto di "essere stato costretto" da qualche forza superiore a lui, come potrebbe ora essere libero di ammettere e dichiarare che Mons. Lefebvre aveva buone ragioni dalla sua parte ?
Sarebbe un enorme passo avanti verso l'affermazione della verità dei fatti; ma allora mi pare che, per prudenza, mantenendo la volontà di chiarificazione di quegli eventi ecclesiali, prima si dovesse evitare sia la beatificazione precipitosa di GPII, autore di Assisi1, ovvero il fatto clamoroso che provocò la decisione di mons. Lefebvre di ordinare i quattro vescovi, sia la commemorazione dell'evento-meeting, con Assisi3, che è ormai la conferma ufficiale che GPII fece cose giuste, compresa la scomunica al "disobbediente";
dichiarare la non validità della scomunica significherebbe, cioè, per il Papa attuale, riconoscere l'oggettivo stato di necessità della Chiesa, sia di allora che di oggi.
E' realistico aspettarsi questo riconoscimento ?
Ester
(lo so che a Dio niente è impossibile, ma oggi nella Chiesa prevalgono le volontà politiche umane sulla autentica volontà di Dio....)

Anonimo ha detto...

Cara Ester,
io non metterei i fatti in questa stretta correlazione.

Le nostre perplessità rimangono tante e inquietanti; ma eviterei di associare o condizionare la vicenda della Fraternità, così delicata e particolare, a qualunque altro detto o fatto presente e/o passato.

Nel garbuglio in cui siamo possiamo solo attendere e sperare in bene.

Anonimo ha detto...

d'accordo, Mic; noi che siamo in attesa di uno scioglimento del garbuglio non dobbiamo condizionare la FSSPX ad eventi passati, ma come potremmo noi fare questo ?....temo che certi eventi si impongano da soli, come leggo qui sopra:
E’ per questo che noi abbiamo amato l’Arcivescovo Lefebvre: egli ci ha guidato alla battaglia. Naturalmente ogni sermone non deve essere un assalto al Vaticano II ed alla Nuova Messa, ma è responsabilità del sacerdote indirizzare l’attenzione del suo gregge contro i determinanti errori che minano la Fede e distruggono le anime. E tragicamente il maggior attentato contro la Fede Cattolica ai nostri giorni viene dal Vaticano II, la gerarchia contemporanea, il rivoluzionario Papa Polacco che Benedetto ha appena beatificato.
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leggo questo passaggio e mi accorgo che corrisponde a tanti timori diffusi, non solo tra loro, ma tra noi che li attendiamo, e che viviamo sulla nostra pelle quelle insidie continue alla Fede, martoriata ogni giorno nelle parrocchie da certi discorsi....
sono realtà amare, cara Mic, non passate, ma presenti e operanti, che procedono la loro marcia nefasta, quelle denunciate qui sopra dalla FSSPX, e mi accorgo di come rispondano a pura verità, e non siano fissazioni o irrigidimenti di "scismatici". Vuoi un piccolo esempio ?
Martedì mia figlia torna dalla Messa e racconta: "Il sacerdote nell'omelia ha detto che dobbiamo seguire i dettami del Concilio V.II (forse per diventare santi....)", e io le chiedo:
"Ma li ha spiegati ? che cosa dicono quei dettami?" e lei: "boh...nessuna spiegazione!"
allora, si potrà mai capire a che cosa mira questa continua insinuazione di dovere di obbedienza al concilio ? e nessuno però che mai ricordi ai fedeli di obbedire ai 10 comandamenti....
Dunque il concilio, nella mente dei fedeli, deve essere messo di continuo al di sopra di Dio e del Vangelo, così pare....o (im)posto come unico mezzo o via per conoscere il Signore e fare la sua volontà, un mezzo però che permane enigmatico e inconoscibile (!); ancora, tempo fa un anziano sacerdote (di oltre 90 anni) disse chiaramente che per mettere in pratica il Vangelo bisogna entrare nei movimenti !
Ester

Stefano Gavazzi ha detto...

A parte il fatto che essere scomunicato da un papa che ha baciato il corano, si è fatto benedire da una sacerdotessa di Shiva, amico carissimo di Pinochet e fautore di uno dei più grandi scandali della storia della Chiesa è solo un onore e va ascritto a merito, poi chiediamoci perchè non fu accordato il permesso a mons. Lef. per l'oridnazione dei Vescovi che era vitale per il proseguimento della FSSPX?
Se Mons. non avesse ordinato i 4 Vescovi oggi la Tradizione sarebbe morta e con lei la Fede.
I 4 vescovi sono l'effetto di una causa e nell'effetto si intravede sempre la somiglianza della propria causa, se l'effetto è buono, come tutti mi sembra sostengano, non vedo infatti quale sia il male che fa la FSSPX, mentre ogni giorno, anche su questo blog, dobbiamo constatare il male che affligge la Chiesa e la gerarchia modernista, allora, dicevo, deve esserlo anche la causa cioè la scomunica, che pertanto non produce il suo effetto.
"A volte infatti la causa è giusta da chi la infligge ma non dalla parte di chi la subisce.In questo caso dunque, se sopporterà la pena con umiltà, il merito di tale virtù compenserà il danno della scomunica".(ST suppl. q21 a4 r)
Siamo onesti invocare lo stato di necessità non era forse la cosa reale?
Esite o non esiste una crisi?
Non chiedere all'acquaiolo se l'acqua è fresca!
Cosa avrebbe dovuto fare chi ha in odio la Tradizione?
CVCRCI

DANTE PASTORELLI ha detto...

Caro FANTASMA ZOPPO, io non mi meraviglio più di niente proprio perché son nato troppi anni fa e quindi ne ho viste di tutti i colori. Purtroppo, com'ebbe a scrivermi mons. Perl nel corso di una polemica sul mio bollettino Una Voce dicentes a proposito di certe concessioni assurde dell'Ecclesia Dei a monasteri tradizionalisti di usare i messali del 1965 e '67, in un minestrone indigesto, quando l'indulto riguardava esclusivamente il messale del '62 e non i successivi prima del '70 mai citati, a Roma un Papa bolla e un altro sbolla e non ci si capisce più niente, in uno sballo oceanico.
Altrove più d'una volta ho espresso la mia motivata preoccupazione per una Chiesa che diventa una federazione di chiese particolari ciascuna con la sua liturgia e teologia anche poco romane e parecchio inquinate di protestantesimo.

Quanto alla scomunica di mons. Lefebvre, c'è chi, come ricorda MIC, ha invocato, assieme allo stesso Lefebvre, lo stato di necessità, ma la S. Sede ha anche decretato che questa necessità se l'è inventata il vescovo "ribelle".
Quindi il problema sussiste ed è molto grave.
E allora rimarrà la scomunica a Lefebvre, amenoché non si dica dall'alto che Giov. Paolo II segretamente l'aveva revocata, perché è assurdo che Benedetto XVI possa dichiarar che il predecessore ha sbagliato in materia così grave.
Lo stato di confusione permarrà e i fedeli continuerann'a porsi tanti interrogativi che resteran senza risposta.
Sono propenso a ritenere che, in caso di conciliazione, di questo non si parlerà, si lascerà correre o si dirà che la scomunica è stata revocata post mortem insieme a quella dei vescovi della S. Pio X come il card. Re ebbe a dire a Rifan a proposito di mons. De Castro Mayer.
Non so se la Fraternità insisterà su questo punto. Ricordo che in un'intervista a 30Giorni di anni fa mons. Fellay a precisa domanda rispose che non chiedevan al Papa di riconoscer che la Chiesa aveva errato, perché ciò avrebbe ridotto ancor di più la sua credibilità.
Un marasma, insomma.
Sempre che non trovin altro escamotage: la scomunica fu comminata in un momnento di grande disagio e affanno delle congregazioni romane, per cui non ci fu un'adeguata e serena discussione sul tema e prevalse la frettolosa linea dura del card. Gantin.
Sarebbe l'applicazione del detto romano ricordato da Perl: un Papa bolla e l'altro sbolla. Mah!.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Il Papa ha revocato la scomunica, non l'ha dichiarata inesistente o nulla per qualche vizio. Dunque noi possiam pensar quel che ci pare, ma il Diritto Canonico lo applica lui!
Quindi, ribadisco ancora, il problema esiste.

Anonimo ha detto...

Dunque noi possiam pensar quel che ci pare, ma il Diritto Canonico lo applica lui!

Infatti, è lui il legislatore ed è da lui che ci aspettiamo la soluzione.
Che il Signore e la nostra Santa Madre lo assistano!

DANTE PASTORELLI ha detto...

A proposito del confronto stabilito da MIC tra scomunica di m. Lefebvre e abrogazione del Messale di S. Pio V, occorre sottolinear una differenza: per il Messale non c'è alcun documento che giuridicamente decreti l'abrogazione, ma questo non vale per la scomunica il cui decreto è chiarissimo.
Ribadisco: dovranno, "lefebvriani e romani", far un pastrocchio che non convincerà nessun essere razionale, ma salverà molte facce, anche di bronzo.

don Camillo ha detto...

non appena i tradizionalisti transalpini “Redentoristi” accettarono la regolarizzazione tre anni fa, prima di tutto dovettero cambiare il loro nome in “Figli del Grandissimo Redentore”, poiché i Redentoristi del Novus Ordo non permisero loro di usare il nome di Redentoristi. E Roma immediatamente appoggiò i Redentoristi contro i transalpini
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Anche all'interno del N.O. ci sono conflitti: per esempio i Francescani dell'Immacolata non sono considerati facenti parte della grande famiglia "Francescana"... Magari si svegliassero anche loro dal "sonno", sarebbe meglio..

Anonimo ha detto...

Fellay a precisa domanda rispose che non chiedevan al Papa di riconoscer che la Chiesa aveva errato, perché ciò avrebbe ridotto ancor di più la sua credibilità.
.......
dovranno, "lefebvriani e romani", far un pastrocchio che non convincerà nessun essere razionale, ma salverà molte facce, anche di bronzo.

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grazie di questo quadro storico rapido, preciso e spietato.
E' proprio questo che fa rimanere tutti allibiti, questo marasma, dove spesso non si sa se piangere o ridere, e dove mi pare a volte che chi ragiona è perduto.
Accettare tutto, sottoporsi a tutte le torture del buon senso, è inevitabile....
Bisogna andare avanti turandosi occhi e orecchie (o anche naso) per non sentire lo stridio di mille assurdità e situazioni grottesche, magari non porsi più domande mentre il carrozzone procede in avanti....verso quale meta ? non si sa, ma siamo tutti ammassati dentro i vagoni, senza vedere la direzione.
Qualcuno ci dice che chi guida la carovana è lo Spirito Santo, ma io vedendo Erfurt, Assisi3 et similia , prossime celebrazioni di Lutero del 2017, conseguenze dirette, a lunga gittata, del concilio 21.mo, non ne sono più tanto sicura.
Nessuno mi convincerà che ad Assisi3 era presente, benedicente e contento di tutto, lo Spirito Santo: qualcuno l'ha forse invocato e convocato lì in mezzo ? non mi pare...e allora aspetto ancora di sapere in nome di chi o di che cosa è stato voluto e realizzato Assisi, ed acclamato (si vedano i tanti giornali plaudenti, in primis FC) il suo "spirito", dal 1986 al 2011.
Ester

Anonimo ha detto...

mico carissimo di Pinochet
e di Jaruzelsky.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Cara ESTER, ad Assisi 3 il Papa non ha mai parlato ex cathedra né ha esercitato il magistero ordinario infallibile ribadendo dottrine già definite o comunque un magistero ininterrotto: quindi lo Spirito Santo non gli ha garantito la Sua assistenza. Personalmente penso che fosse altrove, e ben lontano.

Stefano Gavazzi ha detto...

Cara Ester è vero che sono momenti che io oso definire drammatici, ma il Signore non ci abbandona e non ci ha abbandonati, Egli sferza quelli che ama.
La Verità è stata tuuta rivelata e la custodisce la Chiesa in quasi duemila anni di magistero infallibile, la retta ragione fa il resto, fermo restando che anch'io avolte mi sento meno battagliero che in altri giorni, ma ora so dov'è la Verità!
Mi sembra che molti, forse sbaglio ditemelo pure, aspettino il riconoscimento della FSSPX per poter passare da quella parte, come se realmente la F. fosse scismatica, tutto ciò è assurdo e contraddittorio, il giorno dopo il riconoscimento (eventuale) la F. sarà cattolica allo stesso modo del giorno prima.
Cosa cambierebbe?
La domanda a cui non ho avuto risposta è:La FSSPX è nella Verità!
CVCRCI

DANTE PASTORELLI ha detto...

Però quando B. XVI ha parlato ai vescovi dell'Angola si è espresso da Papa ed in modo tremendamente esplicito: ha condannato quelle religioni che sacrifican bambini e vecchi perché portatori di negatività e disgrazie.
Quindi quelle religioni-superstizioni sataniche non sono uguali alla vera religione.
E dire che da Zizola in giù, tanti pseudocattolici presentavan il mons. Lefebvre "africano" come lo spietato conquistatore che incendiava le capanne degli stregoni morti. E che altro doveva fare? Lasciar sopravviver il culto di spietati assassini? In fumo tutto ciò che ricordava Satana!

DANTE PASTORELLI ha detto...

Caro Stefano, ti prego di non far illazioni generali.
Credo che la maggior parte di noi voglia la riconciliazione non per passare dalla parte della Fraternità ma per veder rafforzata ed unificata la Chiesa sulla base della Tradizione che la Fraternità custodisce. Con la speranza che l'atteggiamento dei sacerdoti di quella congregazione sia tale da consentire una leale collaborazione nel rispetto reciproco.
Ho conosciuto parecchi sacerdoti della Fraternità, e, specie in passato, ho partecipato a vari loro convegni. Dirò di più: l'arredamento della cappella di Firenze in buona parte gliel'ho donato io. Ma in tutta franchezza ti confesso che con alcuni di essi non potrei mai collaborare, ad altri braccia e cuore aperti.

Anonimo ha detto...

Il Rev. Padre Gérald Murray, appartenente alla diocesi di New York, nei primi del 1995 ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico presso l'Università Gregoriana di Roma, discutendo una tesi dal titolo: "Lo status canonico dei fedeli del defunto Arcivescovo Marcel Lefèbvre e della Fraternità San Pio X: sono scomunicati in quanto scismatici?" La tesi è stata licenziata summa cum laude e bacio accademico.
La FSSPX aveva riscosso un successo clamoroso ed inatteso nei Paesi dell'Est Europeo. Non ultimo dei motivi di tale successo era considerata la grandissima diffusione che preti e fedeli della FSSPX avevano fatto dello studio di Padre Murray. Si giunse così al punto che la Conferenza Episcopale Polacca, dovette sfornare un documento ad hoc, in cui, riferendosi direttamente alla FSSPX, affermava, più o meno così: "Non credete che la scomunica pontificia sia valida? Non entriamo nel merito. Ammettendo che abbiate ragione, provvediamo a scomunicarvi noi, per conto nostro". Infatti, sono proprio gli ambienti più conservatori dell'Episcopato polacco, che, in una curiosa alleanza con i più progressisti di quello francese, cercano non solo di sabotare ogni eventuale accordo della FSSPX con il Vaticano, ma, anzi, premono per nuove, più dure e, soprattutto più esplicite condanne.

Anonimo ha detto...

Cosa dice questa tesi?
La tesi sostiene che Mons. Lefèbvre non è colpevole di un atto scismatico punibile a norma di Diritto Canonico. Egli è colpevole di un atto di disobbedienza nei confronti del Papa, ma ha agito in maniera tale che per il suo atto poteva avvalersi di una disposizione di legge che gli evitava di essere scomunicato automaticamente ("latae sententiae"). Certo, anche in questo caso egli avrebbe potuto essere scomunicato "ferendae sententiae", per deliberata decisione del Papa, cosa che non è avvenuta.

Anonimo ha detto...

Coloro che hanno seguito Mons. Lefèbvre, a quanto ne dice lo scrittore francese Jean Madiran, lo hanno fatto perché, davanti a una religione che sembrava cambiare, egli ha offerto loro l'idea e i mezzi per aggrapparsi a una roccia: fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto. A chi lo seguiva, gli dava una garanzia, un'assicurazione, quasi una sorta di contratto, dicendo: - Non ho una dottrina personale. Mi sono tenuto sempre a ciò che mi è stato insegnato sui banchi del seminario francese di Roma. Non ho inventato niente di nuovo.
A torto o a ragione, loro, cioè Mons. Lefèbvre e collaboratori, hanno fatto condividere tali concetti ai loro associati e ai loro fedeli, e hanno cercato di fondare le loro argomentazioni su un ragionamento canonico. Il Papa agisce nei limiti del Diritto Canonico, al pari di chiunque, ma con una enorme differenza, che lui stesso è il legislatore ed ha facoltà di cambiare il diritto. Se non lo cambia e se non promulga quello che potremmo chiamare un "precetto particolare", che è una particolare applicazione del diritto o un aiuto al diritto, o una deroga ad esso come è sancito, allora il Papa rimane sottomesso a questo diritto. Egli ha la facoltà di cambiarlo, ma in questo caso preciso non lo ha fatto. E la legge stabilisce che se qualcuno ha ritenuto di avere un grave motivo, una necessità imperiosa, nel compiere un atto illegale, costui non può essere sottoposto alle sanzioni latae sententiae. L'Osservatore Romano presenta un comunicato in cui si dice che lo stato di necessità al quale fa appello il canone 1323 non era applicabile. Il caso di Mons. Lefèbvre è proprio un esempio di quanto il nuovo diritto sia tanto meno rigoroso per quanto il precedente fosse del tutto chiaro. Secondo il precedente Diritto Canonico, se qualcuno compiva un atto illegale, veniva considerato colpevole fino a prova contraria. Il nuovo codice, invece, prevede che se qualcuno commette un atto illegale che ritiene ANCHE *SOLO* soggettivamente necessario, non necessariamente incorre in una sanzione.INAUDITO, ma è così. In questo caso si vede bene che tutto è partito dalla dichiarazione pubblica del Cardinale Gandin, secondo il quale i due canoni relativi allo scisma e alla consacrazione illegale sarebbero stati violati intenzionalmente. Infatti, la dichiarazione pubblica diceva che: "È accertato pubblicamente che costoro non solo hanno violato la legge, ma lo hanno fatto in maniera tale da incorrere nella relativa sanzione". Ora, il fatto di dichiarare questo non determina l'applicazione della sanzione, ma solo che quest'ultima esisteva già. È per questo che si può affermare il proprio disaccordo, dicendo: "Rispettosamente, io credo che la vostra applicazione della legge sia scorretta." Meglio ancora, Mons. Lefèbvre poteva dire: "Che il Cardinale Gandin sia o MENO dello stesso parere, io reputo di poter invocare il canone 1324", poiché il giudizio soggettivo delle circostanze è lasciato all'apprezzamento del singolo. Se colui che viola la legge afferma con sincerità: "Nel mio animo e nella mia coscienza non ho avuto l'intenzione di fare alcunché di male, poiché reputavo che era necessario che io agissi contro la lettera della legge", non gli occorre altro per invocare il canone 1324 ed evitare le sanzioni latae sententiae. Ora, il Papa potrebbe dire: "Dimentichiamo questi canoni: io dichiaro che a partire da oggi, in virtù della mia autorità, queste persone, se non altro perchè mi sono antipatiche, sono scomunicate"; ma non è stato fatto.

Anonimo ha detto...

Se colui che viola la legge afferma con sincerità: "Nel mio animo e nella mia coscienza non ho avuto l'intenzione di fare alcunché di male, poiché reputavo che era necessario che io agissi contro la lettera della legge", non gli occorre altro per invocare il canone 1324 ed evitare le sanzioni latae sententiae.

Eppure è arrivato il decreto di scomunica.

E' un fatto di una chiarezza senza pari inserito in un un garbuglio inestricabile. Ma c'è Chi confonde ogni Azzecagarbugli e a cui le varie "facce di bronzo" appropriatamente citate da Dante dovranno prima o poi rispondere!

Anonimo ha detto...

In ogni caso credo che, al punto in cui siamo, sia superfluo star lì a tirar fuori tesi più o meno sofisticate.
Il detentore della soluzione, tagliando la testa al toro, è il Papa, spero che voglia e possa usare questa sua insostituibile prerogativa!

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ricordiamoci che il Murray successivamente ebbe a pronunciarsi negativamente sulla sua tesi.
Io lascerei perder questo prete. Preferisco ricordar le parole di Cassidy, Castillo LLara, Thiandoum, ed altri che sostenevan l'inesistenza dello scisma, sempre su 30giorni, mentre Palazzini ne parlò con l'amico Neri Capponi.
Ma qui non si sta trattando della validità o meno della scomunica, ma del fatto che giuridicamente essa esiste e che il Papa, salvo miracolo, non potrà sconfessar apertis verbis il suo predecessore.
I tempi del processo a Papa Formoso son passati.

Stefano Gavazzi ha detto...

Caro Dante, vedo come sempre, che bacchetti solo chi ti è antipatico, io non ho fatto illazioni, qui si parla di scomuniche, di scismi, se la fraternità è scomunicata o scismatica basta stare alla larga, i contrari però non sono sullo stesso soggetto, la gerarchia romana è contro la Fede oppure no?
La FSSPX è contro la Fede oppure no?
C'è una crisi oppure no?
La FSSPX è nella Chiesa Cattolica oppure no?
Chi va a messa dai sacerdoti "lefbvriani", come piace a tanti chiamarli, è scomunicato ed è scismatico oppure no?
Se la FSSPX non si accorda con Roma è scismatica oppure no?
Cosa cambia l'accordo?
Se il riconoscimento non avvenisse cosa farebbero quelli che se lo auspicano, andrebbero tutti a messa dalla FSSPX, invece senza riconoscimento resterebbero alla messa massonico protestante?
Sia chiaro io prego per il Santo Padre e prego la Beata Vergine affinchè le cose vadano secondo la volonta di Dio, ma qui parliamo di due dottrine diverse, due messe diverse.
Se la FSSPX fosse riconosciuta, ammettendo che goda della stima del Santo Padre, non avrebbe vita facile e i tentativi di distruzione sarebbero ancor più forti e pericolosi di ora.
fin ora questa posizione ha permesso alla F. di crescere più o meno incorrotta, certo come in tutte le cose umane non si è perfetti.
Il post delle 13:12 non mi sembra molto a favore di Mons. lefebvre e della FSSPX.
Un seguage di Mons. Lefebvre.
CVCRCI

DANTE PASTORELLI ha detto...

Tu scrivi:
"Mi sembra che molti, forse sbaglio ditemelo pure, aspettino il riconoscimento della FSSPX per poter passare da quella parte, come se realmente la F. fosse scismatica, tutto ciò è assurdo e contraddittorio, il giorno dopo il riconoscimento (eventuale) la F. sarà cattolica allo stesso modo del giorno prima."

Se non è illazione gratuita questa non so. Tu ti senti bacchettato mentre si sta soltanto discutendo.
Mi sa che per te il veder non approvata una tua opinione - in questo caso anche abbastanza offensiva - sia una bacchettata frutto di antipatia. Non ti conosco, e quindi non mi sei né simpatico né antipatico. Esprimo la mia opinione su quel che leggo. Tutto qui. Ma forse sei abituato a sentirti risponder sempre di sì in ambienti a te cari. Qui trovi anche chi ti dice - e mi dice - anche di no.
Se qualcosa di antipatico trovo, è il linguaggio e il tono di certi tuoi commenti: apodittici, definitivi come un dogma. Questo non saper ascoltar e rifletter insieme agli altri, purtroppo, lo conosco asai bene e so d'onde proviene.
Anche se non dovrei neppur risponder, ti dico ch'io non ho nessuna riserva contro la Fraternità nel suo complesso, e non da ora, e l'ho esposto pubblicamente sulla stampa: ho in passato corretto le bozze di qualche loro libro, ho partecipato alla loro Messa quando ne ho avuto l'occasione, e, ove non avessi altri impegni precisi, la domenica potrei anche tornar a frequentarla. Ma altrettanto francamente, l'ho già detto, confesso che m'è insopportabile la spocchia di tanti fedeli che pensano d'esser gli eletti e spesso non san neppur di cosa parlano. Naturalmente mi riferisco a parte di quelli che ho conosciuto.
Quanto ai fedeli Roma ha già precisato che nessuna colpa si commette a partecipar alle Messe della Fraterntità per amor della liturgia tradizionale né si peccca offrendo un contriubuto in danaro. Certo, se si è animati da spirito scismatico il problema sussiste. Inoltre non mi risulta che i sacerdoti siano mai stati dichiarati scomunicati, ove naturalmente non abbiano uno spirito scismatico. I documenti ci sono: leggili.

Stefano Gavazzi ha detto...

Se qualcosa di antipatico trovo, è il linguaggio e il tono di certi tuoi commenti: apodittici, definitivi come un dogma.

Come vedi avevo ragione, il linguaggio ed il tono appartengono alla persona che li proferiscono, quindi ti sono antipatico.

“Mi sa che per te il veder non approvata una tua opinione - in questo caso anche abbastanza offensiva - sia una bacchettata frutto di antipatia”

Posso dire che la stessa cosa vale anche per te! (salvo che per l'antipatia) Però è vero, perchè nell'altro thread io ho riportato la mia opinione e tu hai detto che riportavo delle cose mentre per Mic sono “voci” autorevoli, anche se ti fidi di lei proprio perché è un opinione, se qui si parla di opinioni, la tua “precisazione” è fuori luogo, se sono un riportino io vale anche per Mic, nonostante le tue spiegazioni.Può bastare un semplice: “non sono d’accordo”.

“Ma forse sei abituato a sentirti risponder sempre di sì in ambienti a te cari.”

Questa è un illazione!Tu non sai chi frequento hai detto:"non ti conosco", mentre io mi riferisco a ciò che leggo e che è scritto sul blog ed anche questo potrebbe valere per te.(vedi la questione Pietro-Simone, materialiter-formaliter)De ore tuo te iudico (Lc 19,22)

“Questo non saper ascoltar e rifletter insieme agli altri, purtroppo, lo conosco asai bene e so d'onde proviene.”

Anche questa è un illazione, solo che io non mi offendo!

“Ma altrettanto francamente, l'ho già detto, confesso che m'è insopportabile la spocchia di tanti fedeli che pensano d'esser gli eletti e spesso non san neppur di cosa parlano.”

Ora se ti riferisci a me potresti usare:" mi riferisco alla tua spocchia..." se ti riferisci ad altri che tu consoci non dovresti esprimerti così perchè usi come termini di paragone persone che non c'entrano nulla con questa discussione.


“I documenti ci sono: leggili.”

Ecclesia Dei 18/01/2003!
Comunque se ciò ti infastidisce lungi da me, abbi pazienza, ma il tuo comportamento nei miei confronti però è evidente e se per intervenire su questo blog bisogna essere laureati e dottoroni o conoscere tutto il magistero allora non interverrò più.
Non preoccuparti hai vinto tu!
Saluti in Cristo.
"Un seguace di Lefebvre"
CVCRCI

Anonimo ha detto...

Caro Stefano,
siamo nella stessa Barca e non dovremmo lasciarci prendere dagli 'umori' che 'urtano' con la diversa sensibilità del nostro interlocutore: perché solo di questo si tratta, e ne fa le spese l'approfondimento che arricchisce l'esperienza e la Fede di tutti.

So bene che ci sono questioni di difficile e dolorosa percezione, alle quali nessuno di noi, dà ossequio di Fede e di coscienza perché appaiono in discontinuità con la Tradizione perenne.
La differenza sta solo nello stile di comunicazione.
Per quanto mi riguarda, non mi trovo nelle vesti di un Savonarola o in una comunicazione che 'fustiga' i deprecati trasgressori.
Penso che, se vogliamo che il nostro 'sentire' cattolico passi e sia accolto, basta 'mostrare' quello che di volta in colta ci è dato 'conoscere' della Verità, che ha la proprietà di imporsi da sola in chi è aperto ad accoglierla...

Mi piacerebbe che ognuno di noi riuscisse a sottrarsi da una dialettica di contrapposizione; basterebbe non raccogliere le battute che 'urtano' e proseguire il discorso sui contenuti.
Ognuno di noi si porta dentro un'esperienza di inquietudine e sconcerto per la situazione ambigua che siamo costretti a vivere, di lotta, di scelte difficili e sofferte. E allora, ecco che scatta la reazione non appena sembra esser messo in discussione qualcosa che ci appartiene.

Dante è stato ed è semplicemente brusco e diretto nella sua comunicazione e non devi considerare le sue affermazioni mosse da antipatia nei tuoi confronti. Quando serve replica anche a me nello stesso modo.

Certe affermazioni di Dante reagiscono piuttosto, col vigore che gli è proprio, a sottolineature puntute e polemiche, che di solito preferiamo evitare perché 'sbattute in faccia' agli interlocutori, non aiutano a far passare il nostro messaggio, che è di difesa e diffusione della nostra Fede, senza sconti e senza compromessi solo perché evitiamo un tipo di apologia che può rischiare di diventare "zelo amaro". Questo lo dico innanzitutto a me stessa e non devi prenderlo come un appunto nei tuoi confronti.

Ci tengo a dirti che apprezzo i tuoi interventi e condivido i tuoi contenuti anche se, a volte, penso che il pur giusto rigore tronca lì ogni possibile ulteriore comunicazione.

Non mi pare che tu debba trarre la conclusione di non continuare questo percorso con noi. Cerchiamo di smussare tutti gli spigoli e andiamo avanti.

Sto pubblicando un articolo su Pio XII, mossa dallo scritto di un affezionato lettore e attendo con interesse i vostri contributi.

DANTE PASTORELLI ha detto...

STEFANO, anche una persona simpaticissima può usare talvolta un tono antipatico. Le persone non sono tagliate con l'accetta, per grazia di Dio, e il loro animo ancor meno.
Quando si discute e ci si confronta, allora si approva o non approva, ma ciò non significa bacchettare qualcuno.
Si bacchetta qualcuno quando assume atteggiamenti denigratori o quando le spara grosse come aerostati.
Sì, certo tuo proporti sentenzioso, apodittico e dogmatico mi riporta ad ambienti e persone che ho frequentato ed a cui non si poteva muovere una minima obiezione. E quando parlo di ambienti non intendo indicar soltanto luoghi, ma anche giornali e riviste. Evito di far un esempio clamoroso di un ex superiore della S. Pio X in Italia.
Certe affermazioni di Ester, che per altro ammiro per la profonda sensibilità ch'ella esprime, mi lascian perplesso e lo dico, come Ester fa con me, ed anche Mic non è che sempre sia con me d'accordo. Non per questo m'offendo o mi sento bacchettato.
Se avessi voluto parlar della tua spocchia, l'avrei fatto, sta' tranquillo: io non mando mai a dir niente alle spalle, lo dico in faccia a chiunque. Anche al mio Vescovo.
Il tuo continuo risentirti ed impennarti ad ogni obiezione che si muove a quanto esponi, non mi sembra espressione di sicura maturità di pensiero e personalità. Forse sei molto giovane, non so. Se non sei giovane, sarai un adulto che s'adombra facilmente. Ed anche il dir "lungi da me" (Satana?) lo conferma. Come il fatto ch'io non "bacchetti" MIC. Via, cerchiamo d'esser seri. MIC so, quando scrive, dove vuole arrivare, ma certo non nascondo che talvolta è troppo morbida, altre volte troppo rigorosa. Ma capita a tutti, anche a me, perché non siam fatti, ancor grazie a Dio, con lo stesso stampo.
Per partecipare alle discussioni su questo blog - che non è il MIO blog: è di MIC che mi consente di scrivere - come in tanti altri non c'è bisogno d'esser dottoroni o professoroni. Io non ho mai messo in mostra i miei titoli, né MIC lo fa, e ne avrebbe ben più numerosi e importanti dei miei. Non per nulla io dico sempre che son Dante per tutti, e che di mestiere fo praticamente il sacrestano. E chiedo a tutti di darmi del tu.
Data la mia età ultranonnesca mi permetto di darti un consiglio: sii meno permaloso, confrontati e non disdegnar chi la pensa in modo diverso dal tuo, peraltro non in tutto e nell'essenziale ma solo forse in alcuni atteggiamenti ed in alcune esternazioni che dovrebbero esser a mio avviso più meditate.
Meditar di più, per tutti, non significa tarparsi le ali, ma imparare ad adeguarsi, sempre nella verità, a chi ci sta davanti.
Però pensar e dir che qualcuno aspetta la riconciliazione tra la S. Pio X e Roma per salir sul carro della Fraternità vincitrice (di che?) è veramente e gravemente offensivo. Hai scritto che potevi sbagliare ("Ditemelo") ed io te l'ho detto e lo ribadisco: sbagli.
Per il resto mi rimetto a quanto scritto da MIC.

Anonimo ha detto...

Prego vivamente Stefano di non allontanarsi da questo prezioso blog, in virtù della garbata capacità di Mic di conciliare le diverse sensibilità dei bloggers, e lo prego di non privarci dei suoi importanti commenti, fonte insostituibile per me ed altri di notizie, umori e valutazioni colti dal vivo nella FSSPX, che io ho grande interesse a conoscere qui sul web, dato che mi è impossibile farlo nella mia zona di residenza.
Abbia pazienza Stefano con D. Pastorelli, che per il suo fiero carattere toscano (oltre che per profonda ed estesa cultura) non ha nulla da invidiare al sommo poeta omonimo; anch'io son rimasta un po' dispiaciuta nel thread precedente per essere stata da lui bacchettata e fraintesa nei miei pensieri (circa il mistero delle sofferenze inflitte da Dio per purificare gli uomini, ed ammonirli....); pensieri miei semplici, derivati da antichi apprendimenti, ma forse mal espressi: il prof. Dante mi ha tacciata vagamente di petulante geovismo, o di mie presunte rivelazioni private.....allora ho pensato che non so scrivere bene in italiano e me ne dispiace, ma poi ho tentato di chiarire; spero che egli abbia letto, e spero sempre che qui riusciamo a chiarirci tra di noi, senza fissarci sulle incomprensioni....
Non ci fermiamo su quelle punte che creano scontri involontari, quando la sostanza prevalente delle idee che scambiamo è condivisa; qui mi sa proprio che dobbiamo cercare ciò che ci unisce, come diceva qualcuno mezzo secolo fa.
Però sono anche consapevole, caro Stefano, che tra di noi, che amiamo tutti la Verità, il Signore stesso opera ogni momento la SUA divisione, secondo Verità, facendo luce dentro di noi, spingendoci a usare Carità laddove i lati angolosi dei caratteri individuali tendono a prevalere su ciò che si vuole dire, facendo ombra sulle idee esposte, e spingono ciascuno a predominare sull'idea dell'interlocutore (che rischia di diventare avversario....)
Rinnovo la mia massima stima sia a Dante, che a Stefano , a Mic e a tutti i bloggers che con sincera buona volontà aiuteranno qui a capire e fare luce, con Carità e Verità, sul buio momento storico che la Chiesa sta vivendo, con noi tutti dentro, che dobbiamo restare solidali, fedeli alla Dottrina perenne, mentre il Signore speriamo correggerà la rotta deviata....
Scusate se non riesco ad esprimere tutto quello che penso con chiarezza, ma spero di non offendere nessuno con le mie idee, che metto su un "tavolo" ideale con le vostre, per confrontarle, e discernere il Vero dal falso, con l'aiuto di Dio.
Stefano rimanga, per favore.
Ester

DANTE PASTORELLI ha detto...

Cara ESTER, per prima cosa io son toscano per modo di dire: son fiero delle mie origini salentine, anche se in Toscana ci vivo dal 1958, anno in cui vi approdai per i miei studi.
Non fare, ti prego, paragoni che non stanno né in cielo né in terra col sommo Poeta, anche se non posso non apprezzar la tua stima per me di cui ti ringrazio sinceramente.
Com'ho detto, e qui son perfettamente d'accordo con MIC, trovo tanta sensibilità nei tuoi interventi, e spunti di riflessioni utili a tutti, che non son affatto d'una ignorante, ma d'una persona che riflette e rielabora. Quel che mi lascia perplesso è il ricorrer alle rivelazioni private per sostener le proprie tesi. M'infastidisce quel che si suol chiamar "fatimismo". E credo di avertene spiegato il motivo.
Stiamo coi piedi piantati i terra, diamo anche alle rivelazioni private il loro valore ch'è quello che la Chiesa dà loro, ma non pieghiamolo alle nostre posizioni.
Questo volevo dire, e credo d'aver deto, ma non voglio rileggermi. Evitiamo di cader nel catastrofismo geovita. Tutto qui. Ci son certi blogs e siti "fatimisti" sedicenti cattolici che sovente fan rabbrividire. Alla larga!
E poi, anche tu, non chiamarmi prof. o sig. Mi puoi benissimo chiamar per nome come tutti. Non ho niente in più degli altri che qui e altrove scrivono.

Anonimo ha detto...

il malinteso continua, ma non per mia volontà: non ho fatto nel mio primo commento alcun ricorso a nessuna rivelazione, ma ho solo ricordato il discorso di R. De Mattei, trasmesso anche a Radio Maria e riportato da Agnoli su Il Foglio, 3-11-2011. Sono tra l'altro una persona iper-razionale, pur avendo letto fin da piccola le vite dei santi, (anzi, lo sono grazie a loro) e per questo chi mi conosce mi accusa spesso di avere poca Fede. Pazienza. Gli errori di valutazione sul prossimo, (come su se stessi) sono una costante della fragilità umana, da cui nessuno è esente.
Ester

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ho sbagliato a postare in altra pagina.

Va bene, va bene, evidentemente gli esempi di sogni e premonizioni me li sono inventati. E son io che ho parlato dello tsunami e di altre calamità naturali come castigo di Dio - su cui occorre aprire gli occhi - da cui è partito il dibattito. Indipendentemente dallo scritto di De Mattei richiamato in altro intervento.
Per me va bene così: ho malinteso e chiedo scusa.

Il ghibellin Fuggiasco ha detto...

Nell'articolo si fa cenno a due ambienti/ambiti che, in teoria, non dovrebbero essere esplicitamente coinvolti nella "regolarizzazione". Ovvero comunità religiose e singoli preti amici indipendenti (o, magari, al contrario, addirittura già diocesani o inseriti in congregazioni "ufficiali") Questi ultimi sono rari in Italia, ma non infrequenti all'estero. Che fine dovrebbero fare?Elenco (incompleto) delle comunità religiose tradizionalistE, vicine alla FSSPX (1)

Si tratta di quelle comunità che, pur non avendo legami giuridici in senso stretto con la FSSPX, ricorrono ad essa per la formazione culturale e/o per ricevere le Ordinazioni sacerdotali e/o la direzione spirituale

Comunità maschili:
diversi conventi di Benedettini - Brasile, Francia, USA
le due comunità di Cappuccini di Morgon e d'Aurenque - Francia
Coopérateurs du Christ-Roi - Francia
I Dominicains d'Avrillé - Francia
Le comunità della Familia Beatæ Mariæ Virginis o "Marianosses" - Brasile
La comunità (che gestisce anche alcune parrocchie) della Fraternité de la Transfiguration – Francia (da notare che questa Fraternità della TRASFIGURAZIONE, ha alcune particolarità. Tra queste pratica il biritualismo: Tridentino e Bizantino ed usa il Breviario nella versione approvata da San Pio X (la FSSPX lo usa secondo le rubriche di Giovanni XXIII)


Comunità femminili:
Benedettine - Brasile, Francia
Clarisse Cappuccine de Morgon - Francia
Discepole del Cenacolo – Italia (Velletri)
Dominicaines Contemplatives d'Avrillé - Francia
Dominicaines enseignantes de Saint-Pré - Internazionale
Dominicaines enseignantes de Fanjeaux - Internazionale
Dominicaines enseignantes de Wanganui - Nuova Zelanda
Instituto Nossa Senhora do Rosario - Brasile
Instituto Reina de la Paz - Brasile
Figlie di Maria del Preziosissimo Sangue - Germania
Franciscaines du Trevoux et de Morlaix - Francia
Francescane del Messico e del Kansas
Petites Soeurs de Saint-Jean-Baptiste du Rafflay - Francia
Serve di Gesù Prete e del Cuore di Maria - Spagna
Suore Consolatrici del S. Cuore di Gesù – Italia (Narni)
Soeurs de la Transfiguration - Francia
Les Soeurs Coopératrices du Christ-Roi

Di rito orientale:
Società Sacerdotale di San Josaphat - Ucraina
Suore di un monastero greco-cattolico dell'ordine Studita - Lettonia
Suore Basiliane d'Ucraina.
Fino a qualche anno fa, avrei dovuto aggiungere i Redentoristi delle Isole Orcadi (forse la loro Messa è la più a nord in tutto il mondo). Hanno fatto pace con il Vaticano. MAL NE è VENUTO! Da quel momento i vescovi locali si vogliono impicciare anche dei loro affari interni.
FSSPX (1)
Esistono anche altre comunità, come i neo-gesuiti della Compagnia di Gesù & Maria, che hanno la casa madre in Argentina, ad un tiro di schioppo dal Circolo Polare Antartico (la loro è la Messa più “meridionale” al mondo), una missione in Messico ed una in Francia, ma sono sedevacantisti (il che, per quanto mi concerne, non è una colpa o un titolo di demerito, ma neppure di merito) pertanto rientrano in un altro elenco.

DANTE PASTORELLI ha detto...

In altri siti risultan senpre collegate alla Fraternità le suore di un'Oasi in Spagna, ma a quel che mi risulta si son riconciliate con Roma.
Inoltre una domanda: le Discepole del cenacolo son sempre collegate con la Fraternità? Risulta che presso di loro opera don Nitoglia, ex-F. S. Pio X, ex-sdevacantista che però non credo sia stato riaccolto nella Fraterntità. Un tempo, almeno, chi usciva non poteva rientrare. Del resto il giornale SISINONO non ha più la firma del direttore don Emanuele du Chalard de Taveau, ma solo quella di Maria caso come responsabile. E questo è molto significativo.
Infine: che siano collegati con la Fraternità gruppi sedevacantisti lo apprendo ora. E se fosse vero sarebbe assai grave. Per il Ghibellin fuggiasco l'esser sedevacantista non è motivo di merito o demerito; per me è un motivo d'enorme demerito e dovrebbe esserlo per tutti i cattolici.

Il Ghibellin Fuggiasco ha detto...

Compagnia di Gesù & Maria, che hanno la casa madre in Argentina, ad un tiro di schioppo dal Circolo Polare Antartico (la loro è la Messa più “meridionale” al mondo), una missione in Messico ed una in Francia, ma sono sedevacantisti (il che, per quanto mi concerne, non è una colpa o un titolo di demerito, ma neppure di merito) pertanto rientrano in un altro elenco.
Come penso di aver scritto chiaramente, i Neo-gesuiti dell'Estremo Sud, NON sono collegate alla FSSPX. Circa don Nitoglia, lui è uno di quegli esempi di preti "indipendenti" che, con la FSSPX hanno rapporti, di amicizia e collaborazione, ma non legami.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Tanto chiaro non m'era, sennò non avrei chiesto chiarimenti. Si stava parlando della Fraternità de degli istituti ad essa collegati.
Di Istituti che niente hann'a che spartir con la Fraternità ne esistono tanti altri, piccole realtà, ad es. l'Istituto S. Pio V del (presunto) vescovo Kelly, ex lefebvriano che fu cacciato dal seminario argentino per il suo sedevacantismo insieme ad un paio di compagni d'avventura e che ora opera intorno a Cincinnati e a Cleveland.
Quanto alle Discepole del Cenacolo non m'hai risposto: sono o no sempre legate alla S. Pio X, come le ho conosciute un tempo, prima che Nitoglia si pentisse del suo sedevacantismo?

Il Ghibellin Fuggiasco ha detto...

Quanto alle Discepole del Cenacolo non m'hai risposto: sono o no sempre legate alla S. Pio X, come le ho conosciute un tempo, prima che Nitoglia si pentisse del suo sedevacantismo?
Premesso le Discepole del Cenacolo sono tuttora e lo sono sempre state, legate alla FSSPX, QUANTO ALLA SPIRITUALITà, ma che non hanno e non hanno mai avuto con essa FSSPX legami di sottomissione giuridica, don nitoglia non è mai stato sedevacantista. E' stato guerardiano, in quanto menbro dell'IMBC. istituto che, per semplicità, lascia che lo si chiami "sedevacantista", ma non loè, non in senso proprio. Il primo che lo chiamò "sedevacantista" fu un nostro amico mugellano. E, più che "pentito" del guerardismo, direi, piuttosto, che ha preso coscienza di alcune aporie. Aporie cui ha pensato di fornire una possibile risposta, cui non da e non chiede autorità, ma solo autorevolezza, la c.d. "Ipotesi di Velletri". Anzi, in un certo senso, si può dire che forse, tale ipotesi, non è una denigrazione chiamarla "Sedevacantismo<>".

Il Ghibellin Fuggiasco ha detto...

o, che ha preso coscienza di alcune aporie. Aporie cui ha pensato di fornire una possibile risposta, cui non da e non chiede autorità, ma solo autorevolezza, la c.d. "Ipotesi di Velletri". Anzi, in un certo senso, si può dire che forse, tale ipotesi, non è una denigrazione chiamarla "Sedevacantismo MODERATO &/O pARZIALE".

07 novembre 2011 15:00

DANTE PASTORELLI ha detto...

Fare la distinzione tra sedeprivazionismo e sedevacantismo è tirar il can per l'aia. Certo ci sono i sedevacantisti tout-court e i sedeprivazionisti. Il fatto inequivocabile è che non riconoscono, i torinesi, l'autorità pontificia e la loro messa non è "una cum". Il resto lo lascio a chi voglia spaccare il capello in mille.
Non so chi sia l'amico mugellano che per primo usò il termine sedevacantismo. Ricordo che molti anni fa mi perveniva un bollettino IMBC dove il termine sede vacamte era usato. E ricordo un breve colloquio, a cui mi indusse una cara amica defunta con il (presunto?) vescovo Munari che parlava liberamente di sedevacantismo.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Dimenticavo: le Discepolo del Cenacolo so bene che non erano giuridicamente soggette alla F.S.Pio X, ma si riconoscevano pienamente in quelle posizioni.
Poiché sul giornale che esse curano non compaia più l'avallo dell'abbé du Chalard cosa significa? Era qui il succo della mia domanda.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Nel precedente commento che ho scritto in piedi mentre stavo uscendo al secondo capoverso le prime parole van corrette. Il periodo quindi si legga:
"Il fatto che sul giornale
ch'esse curano non compaia più l'avallo dell'abbé du Chalard cosa significa? Era qui il succo della mia domanda."

Il Ghibellin Fuggiasco ha detto...

"Il fatto che sul giornale
ch'esse curano non compaia più l'avallo dell'abbé du Chalard cosa significa? Era qui il succo della mia domanda."
07 novembre 2011 19:25
Francamento lo ingoro. Penso, però, che (mia personale deduzione o "castello in aria" a dir si voglia) si tratti,da una parte, di una questione strettamente giornalistica, legata agli impegni dell'abbé, e dall'altro, forse, la "palla al balzo" di tali impegni è stata presa, per rimarcare l'idipendenza, appunto, giuridica delle suore.

DANTE PASTORELLI ha detto...

O la Fraternità ha scaricato il giornale?

bernardino ha detto...

Visto cio' che hanno prodotto le riforme conciliari e postconciliari, in quale condizione han posto la chiesa di nostro Signore Gesu' Cristo, vorrei fare un accorato appello ai Superiori della FSSPX, che devono caricarsi di una cosi delicata decisione, di non spingere sui tempi, ma di valutare per il bene della Chiesa e del suo popolo mille volte, ogni parola scritta dalla Santa Sede nel preambolo dottrinale, perche' una volta deciso, e' molto difficile, se si sbaglia, a tornare indietro e poi sentirsi definitivamente dire, " visto che avevamo ragione a pensare male di voi e pertanto ci addosserebbero tutte le loro colpe. Non dimentichiamo le sofferenze che ha dovuto subire Mon. Lebfevre e la Sua FS, sia per il concilio che per la scomunica; forse potremmo ripassare quelle stesse cose se facessimo con fretta quello che vuole la Santa Sede. Questo e' il mio appello a Mons. Fellais ed a tutta la Fraternita'.

bernardino ha detto...

Ad Anonimo: E' vero che Mons. Fellais ha detto di non aver chiesto al Papa di riconoscere che la Chiesa aveva sbagliato, perche'cio' avrebbe ridotto la Sua credibilita..... ma non per questo la Fraternita' dovrebbe fare come diceva il Montanelli negli anni 70 "tappiamoci il naso ecc. ecc. - in fondo anche se la FS non firmera', ci potra' dare davanti a Dio, sempre tutti i Sacramenti senza commettere alcun sacrilegio, e forse un numero considerevole di anime si salveranno di certo dal demonio.