Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 2 aprile 2012

S. Magister: una notizia con chiosa finale che denota spirito di parte.

Sandro Magister ha appena pubblicato il suo articolo (sul quale peraltro non appare la sua firma, ma tre asterischi) nel quale si annuncia:
Basta un clic per accedere a tutti i documenti della congregazione per la dottrina della fede, dal 1965 a oggi. Il più vecchio della serie, del cardinale Ottaviani, sembra scritto su misura per l'odierna disputa con i lefebvriani
Salto a piè pari il testo che potrete, volendo, consultare dal link. È evidente che Magister si serve della notizia sull'aggiornamento informatico per dare la sua personale interpretazione dello stesso. Infatti, poi presegue
[...] Curiosamente, la nota con cui la CDF ha presentato la sua nuova pagina internet è stata emessa proprio nello stesso giorno, il 16 marzo 2012, nel quale i vertici dell’ex Sant’Uffizio hanno tenuto un delicato e importante incontro con il vescovo Bernard Fellay, superiore della lefebvriana Fraternità San Pio X.
In quell'incontro, al leader tradizionalista è stato dato un mese di tempo per firmare un preambolo dottrinale – contenente l’accettazione del Concilio Vaticano II – come condizione per un pieno reintegro nel seno della Chiesa cattolica. Ma è anche possibile che nel corso di quel colloquio sia stato ritirato fuori uno dei primi documenti di quando nacque la “nuova” congregazione per la dottrina della fede.
Si tratta della lettera circolare del 24 luglio 1966 inviata dal cardinale Ottaviani ai presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo “circa alcune sentenze ed errori insorgenti sull’interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II”.
Nella lista dei documenti a carattere dottrinale raccolti nella nuova pagina web della CDF, questo testo occupa il primo posto in ordine cronologico. In questa lettera il cardinale Ottaviani, non certo con fama di progressista, tiene a distinguere "il Concilio Ecumenico Vaticano II", che "ha promulgato sapientissimi documenti, sia in materia dottrinale sia in materia disciplinare, allo scopo di promuovere efficacemente la vita della Chiesa", dagli "abusi che vanno prendendo piede nell'interpretare la dottrina conciliare".
E parlando di ecumenismo afferma:
"La Sede Apostolica loda, indubbiamente, coloro che nello spirito del decreto conciliare sull'ecumenismo promuovono iniziative destinate a favorire la carità verso i fratelli separati e ad attirarli all'unità della Chiesa; ma si duole del fatto che non mancano alcuni i quali, interpretando a modo proprio il decreto conciliare, propugnano un'azione ecumenica tale da offendere la verità circa l'unità della fede e della Chiesa, favorendo un pernicioso irenismo e un indifferentismo del tutto alieno dalla mente del Concilio".
Chissà se questa lettera di Ottaviani, tuttora inserita a pieno titolo tra i documenti ufficiali della congregazione per la dottrina della fede, sarà riletta con frutto dai capi dei lefebvriani...

Mi limito a notare che quella Lettera di Mons. Ottaviani è il primo tra i documenti da sempre consultabili nella colonna di sinistra di questo blog e, soprattutto, che essa non riguarda solo l'ecumenismo, che è il 10° dei punti su cui già nel 1966 si erano rese necessarie puntualizzazioni, peraltro rimaste inascoltate allora come oggi. Inoltre credo che il riferimento alla FSSPX sia nell'ordine delle solite illazioni di coloritura malevola, anche e soprattutto perché quel documento dovrebbe essere letto con frutto da TUTTA la Chiesa e non solo dalla Fraternità. E non dimostra certo che dal concilio sono nate solo rose e fiori, mentre i problemi sarebbero attribuibili alle cattive interpretazioni, come Magister sembrerebbe alludere citando le espressioni del cardinale estensore del documento.

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Non mi pare scontata la sottolineatura che Magister ricava dalle parole di Ottaviani che i problemi sono nelle applicazioni e non nel Concilio.

Mi pare che ormai siano molti - e non solo provenienti dalla FSSPX - gli studi e le dimostrazioni che mettono in luce le ambiguità risalenti direttamente ai testi, la cui applicazione è ad essi conforme nella interpretazione progressista, che è e resta quella egemone.

Anonimo ha detto...

Questo ovviamente non significa mettere in discussione il concilio, ma riconoscere l‘istanza dogmatica e di ripareggiamento della verità, ancora oggi completamente disattesa.

Anonimo ha detto...

Forse Magister non è così di parte. Non si può vedere una mano tesa della Santa Sede?

Dante Pastorelli ha detto...

Il fatto stesso che il card. Ottaviani sottolinei una lettura distorta dei documenti conciliari la dice lunga, non per nulla in concilio lottò come un leone per la chiarezza della retta dottrina cattolica.

Dante Pastorelli ha detto...

Sulla tecnica di questo blog non ci capisco più nulla. Scrivi un commento e ne appaiono due. Ne cancelli uno e torni indietro alla pagina e riappare un altro doppione. Il cestino ora c'è ora scompare. Ma diavolerie avete inventato?

Anonimo ha detto...

Caro Dante,
non dipende dal blog, credo che le cose cambino a seconda del browser che si usa.
Anch'io ho notato che in questa nuova versione (automatica, non scelta da noi) il cestino si vede solo nella pagina interna dei commenti e non da quella esterna.
Non so perché.

Gederson Falcometa ha detto...

Per me il testo del Cardinale Ottaviani è una previsione dell'ermeneutica della rottura*. Se il cardinale era stato ascoltato, il Concilio non avrebbe nessuno problema ermeneutico. Così, il documento dimostra che il problema del concilio, non è esattamente ermeneutico (è di altro tipo). Ancora, mi sembra che la semplice lettura del testo del cardinale Ottaviani non è stato sufficiente per le Conferenze Episcopali evitare il problema (la sua applicazione era necessaria...), quindi, se sono in grado di vedere attraverso il testo del cardinale Ottaviani che il problema è di altro tipo, perché la Fraternità San Pio X, che è infinitamente più preparato di me, non può avere questa percezione?

Nel testo di Giovanni Servodio (Esegesi della tradizione ...), egli afferma che "dopo 24 anni sembra che non sia cambiato niente, ci troviamo ancora fermi a quanto affermato da Giovanni Paolo II [nel Motu Proprio Ecclesia Dei]...". Sorprendentemente per analogia, è la stessa cosa che succede con la diagnosi del cardinale Ottaviani di Paolo VI e Giovanni Paolo II (citazione dei due papi alla fine) sui problemi del Concilio, che in un certo senso, è stata ripetuta da Benedetto XVI in un discorso alla Curia romana dicembre 2005. Difficile da spiegare e capire, ma nel caso del Concilio Vaticano II, sembra che stiamo guardando una trasmissione di diagnostici dei problemi senza alcuna intenzione di porvi rimedio...



*Oltre al cardinale Ottaviani, lo stesso Paolo VI e Giovanni Paolo II ha parlato linee di una ermeneutica della rottura, si veda il testo di Don Curzio "PAOLO VI, GIOVANNI PAOLO II E L’ERMENEUTICA DELLA CONTINUITÀ" - (http://www.doncurzionitoglia.com/paolovi_gpii_ermeneutica_continu.htm)dove lui cita Paolo VI che diceva:

«una falsa e abusiva interpretazione del Concilio, che vorrebbe una rottura con la Tradizione, anche dottrinale, giungendo al ripudio della Chiesa pre-conciliare, e alla licenza di concepire una Chiesa “nuova”, quasi “reinventata” dall’interno, nella costituzione, nel dogma, nel costume, nel diritto» (Dichiarazione conciliare del ‘6 marzo 1964’, ripetuta il ‘16 novembre 1964’).

Giovanni Paolo II:

«come pretendono alcuni una “nuova Chiesa”, diversa od opposta alla “vecchia Chiesa”. […]. Non sarebbero fedeli, in questo senso, coloro che rimanessero troppo attaccati ad aspetti accidentali della Chiesa, validi nel passato ma oggi superati. Così come non sarebbero neppure fedeli coloro che, in nome di un profetismo poco illuminato, si gettassero all’avventurosa e utopica costruzione di una “nuova Chiesa” cosiddetta “del futuro”, disincarnata da quella presente»

«lo hanno studiato male, male interpretato, male applicato»

«Il Concilio deve essere compreso in continuità con la grande Tradizione della Chiesa […]. La Chiesa è la medesima in tutti i Concili (Ecclesia ipsa et eadem est in omnibus Conciliis)»

«parlare del Concilio, per interpretarlo in modo adeguato e difenderlo dalle interpretazioni tendenziose»

«interpretazioni prevenute e parziali che hanno impedito di esprimere al meglio la novità del magistero conciliare»

«l’insegnamento del Vaticano II, deve essere inserito organicamente nell’intero Deposito della Fede, e quindi integrato con l’insegnamento di tutti i precedenti Concili e Insegnamenti pontifici»

Anonimo ha detto...

Forse Magister non è così di parte. Non si può vedere una mano tesa della Santa Sede?

Io credo che "i due giorni dopo" l'incontro Levada-Fellay sia una coincidenza, perché le realizzazioni informatiche richiedono una programmazione e tempo di realizzazione corrispondente che, in questo caso, porta a ridosso della data fatidica.

In ogni caso quella lettera è importante e denota la consapevolezza degli abusi e delle storture già evidenti nel 1966, a concilio appena concluso.

Questa ufficializzazione del documento effettivamente potrebbe incoraggiare.

Anonimo ha detto...

Ben detto, Gederson,

la diagnosi l'hanno fatta tutti; ma dei rimedi non se ne parla.

Non basta dire che il concilio va letto (e applicato) in continuità, se poi non lo si fa...

Luisa ha detto...

Io non vedo cattive intenzioni...al contrario!
Sono un pò pigra , rimetto qui il commento postato su MiL:

Non è di certo la Fraternità di San Pio X la sola a poter o dover leggere con profitto la lettera del card. Ottaviani, sono anche, se non forse sopratutto, coloro che hanno continuato l`opera demolitrice e traditrice dei documenti conciliari, documenti che devono essere letti in funzione della Tradizione immutabile della Chiesa, laddove c`è un problema, un`ambiguità, poca chiarezza, il testo deve essere letto alla luce della Tradizione che non muta a secondo delle mode e ideologie del momento.
È comunque interessante la conferma che già nel 1966 la CdF attirava l`attenzione su quelle che vengono chiamate "errate applicazioni" o "cattive interpretazioni", diventa difficilmente negabile che la formulazione di alcuni testi le rendeva possibli, e anche che i primi "liberi interpreti" di quei testi sono stati i Padri conciliari stessi.
Il card. Ottaviani scrive:
"Spetta alla Gerarchia il diritto e il dovere di vigilare, guidare e promuovere il movimento di rinnovamento iniziato dal Concilio, in maniera che i Documenti e i Decreti conciliari siano rettamente interpretati e vengano attuati con la più assoluta fedeltà al loro valore ed al loro spirito."
Purtroppo basta guardarsi attorno per constatare che non solo la gerarchia non ha vigilato, non è intervenuta per sanzionare, ma sappiamo cha ha troppo sovente anche legittimato derive e abusi.
Visto la confusione e ignoranza imperanti anche attorno alla nozione di Tradizione, spero che durante l`Anno della Fede, il Santo Padre Benedetto XVI ci dirà in modo inequivocabile quale è l`interpretazione corretta di quei testi, non basta in effetti proclamare la continuità bisogna poi ancora dimostrarla.

Anonimo ha detto...

Sul'articolo non appare la firma di Sandro Magister, ma ci sono tre asterischi al suo posto

Luisa ha detto...

Potrei domandare a Gederson i link ai documenti in cui si trovano le parole di Giovanni Paolo II?
Grazie!

Luisa ha detto...

Ho notato la stessa cosa, mic, tre asterischi, non la firma...

Dante Pastorelli ha detto...

Non lasciamoci ingannare dall'aulico linguaggio curiale di Ottaviani quando definisce sapientissimi i documenti conciliari. Egli sapeva bene, per avervi lavorato e non poco - e spesso, su richiesta di Paolo VI aveva modificato in senso più esplicitamente cattolico parti di essi - che a parecchie costituzioni, dichiarazioni ecc. manca l'inequivocabilità. Le storture che condanna non son nate dal nulla. Se i vescovi ed i Papi si fossero attenuti ai suoi rilievi e avessero contrastato il male, fornendo anche le dovute esatte interpretazioni, non saremmo oggi a discutere ancora.

Anonimo ha detto...

La prima citazione di Giovanni Paolo II è tratta da un'omelia tenuta a Città del Messico nel 1979

La seconda da "Varcare la soglia della speranza"

Dante Pastorelli ha detto...

I tre asterischi sono ancor più ufficiali: è la redazione al completo che si pronuncia.

Anonimo ha detto...

L'ultima citazione di Giovanni Paolo II è tratta da qui:

Sinodo Straordinario Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi, Relatio finalis, in “Enchiridion Vaticanum”, Bologna, Ed. Dehoniane, 9, 1983-1985, nr. 1785, p. 1745.

Anonimo ha detto...

Quella lettera di Ottaviani, da nessuno conosciuta, oggi suona come un pesante rimprovero a papi e vescovi. Almeno una culpa in vigilando?

Gederson Falcometa ha detto...

Cara Luisa,

Mi scusa per non avere messo i nomi dei documenti (che sono questi postati da Mic, che ringrazio). A proposito della speranza che lei ha espresso, per l'Anno della Fede, il problema è che se il Papa dice in modo inequivocabile quale sia l'interpretazione dei testi, l'infallibilità lascia i testi e va a la sua interpretazione. Vedi quelo che dice Don Davide Pagliarani nel testo "L’ermeneutica dell’ermeneutica Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime dell’ermeneutica della continuità", vedi:

"Un testo infallibile per definizione non può essere interpretato. Se infatti un testo infallibile necessita di una interpretazione, automaticamente è il contenuto dell’interpretazione che diventa infallibile e non più il testo originario, in quanto è l’interpretazione che esprime la formulazione inequivocabile e definitiva e quindi capace di essere vincolante. Una definizione infatti necessariamente riguarda qualcosa di definitivo: definire ciò che non è definitivo vorrebbe dire definire l’indefinibile,pretendere di staticizzare il fluire del divenire".

Come potete vedere, un'interpretazione infallibile del Concilio, sarebbe dire che in sé lui non era infallibile, o almeno ha mancato in esprimersi bene. La riflessione di don Davide Pagliarani in questo testo è abbastanza illuminante, spiega chiaramente che cosa proponendo l'autorità in questa situazione di oscurità, si veda:

"Di conseguenza nessuna autorità può obbligare qualcuno a credere qualcosa prima ancora che si sappia che cosa sia o cosa esprima (da questo deriva l’assoluta precisione delle formule dogmatiche classiche): equivarrebbe a chiedere a qualcuno di nuotare senza permettergli di entrare in piscina.
L’applicazione del principio diventa ancora più stringente se la stessa autorità responsabile riconosce una grave necessità
di interpretazione".


Così, queli che dice credere nel Concilio, credi più nella Chiesa, e queli chi sospende il giudizio per la mancanza di chiarezza e confusione, ce questo diritto, perché in realtà non può essere obbligato, senza sapere ciò che è richiesto (come dare religioso ossequio dell'intelletto e della volontà, se non si sa la cosa che si sta dando il proprio consenso?). In questo caso, conservo come memoria storica, il tempo dell'antica Roma, quando i plebei erano giudicati dai patrizi, senza conoscere le leggi, per cui erano giudicati (anche in questo caso dobbiamo ricordare la legge del Vangelo ("Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi") e di S. Agostino "In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”). E 'assurdo ...

Vale la pena leggere il testo, che è disponibile all'indirizzo:

http://www.sanpiox.it/public/images/stories/PDF/TC/TC_76.pdf

Un saluto dal Brasile

Dante Pastorelli ha detto...

Limitiamoci per carità a questa culpa.

Luisa ha detto...

Non credo che la corretta interpretazione di Papa Benedetto renderà infallibili quei documenti, ma almeno ne chiarirà il senso e ci dirà come devono essere letti e APPLICATI.

Ho trovato questo discorso del card. Bertone, sicuramente non aggiunge niente che già non sappiate ma metto comunque il link:

http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/card-bertone/2008/documents/rc_seg-st_20081028_seraphicum_it.html

Anonimo ha detto...

dal discorso di Bertone, che in fondo ripercorre tracciati ben noti, estraggo questo:

"Nel 1985, per ricordare i 20 anni della chiusura del Concilio, egli convocò un Sinodo straordinario dei Vescovi, ed in quella circostanza i Padri sinodali non mancarono di evidenziare le «luci e ombre» che avevano caratterizzato il periodo post conciliare. Riprese le considerazioni del Sinodo nella Lettera Tertio millennio adveniente, in preparazione al Grande Giubileo del 2000, affermando che “l'esame di coscienza non può non riguardare anche la ricezione del Concilio” (n. 36). La preoccupazione di Papa Wojtyła fu dunque sempre quella di salvaguardare la genuina intenzione dei Padri conciliari, recuperando, anzi superando quelle “interpretazioni prevenute e parziali” che di fatto impedirono di esprimere al meglio la novità del Magistero conciliare."

Ebbene l'ultimo lavoro di Romano Amerio, Stat Veritas, analizza e commenta in 55 chiose proprio la Lettera apostolica Tertio millennio adveniente

Eruanten ha detto...

"salvaguardare la genuina intenzione dei Padri conciliari"

Di QUALI padri conciliari?

Gederson Falcometa ha detto...

Cara Mic,

Sembra che danno la diagnosi, ma siamo noi che dobbiamo scoprire e applicare il rimedio...

Sulla questione della interpretazione del Concilio, la migliore analisi che ho letto, sta nel libro "Il trionfo del modernismo nell'esegesi cattolica" di mons. Francesco Spadafora (sono riuscito a trovare il libro solo in spagnolo*). Se leggere il capitolo 12 "La demolizione della esegesi cattolica," nel brano "La conferma del cardinale Ratzinger" vederà che il Concilio riducendo tutto a Sola Scriptura ( "Reductio ad unum" della fonti della rivelazione di Mons. Gherardini, in Concilio Vaticano II, il discorso mancato) ha aperto la strada per il metodo storico critico, che esclude l'uso dell'autorità sull'interpretazione. In questo brano il cardinale Ratzinger (Benedetto XVI) parla di una sintesi dell'ermeneutica teologica e il metodo storico critico, che sembra in realtà la dottrina della "esegesi spirituale" di Henri de Lubac (una lettura dei libri Sacri sotto la direzione del Spirito Santo, in contatti diretto con lo Spirito di Dio, e pertanto, la intellingenza della Sacra Scripture per medio della scienza soprannaturale che lavora nello spirito di ogni credenti - un'altra forma del libera esame protestante). Ma nessuno può obbligare a se stessi, è necessario disporre di un potere di obbligare, come dice il testo la "libertà di coscienza" della rivista "La Civiltà Cattolica":

Se non che il concetto di obbligazione non può aver luogo senza quello di due termini realmente distinti, i quali sono l'obbligante e l'obbligato, e l'obbligante in quanto è tale, è essenzialmente superiore all'obbligato. Laonde nessuno può obbligare sé stesso, nè chi è a sè superiore: e poiché ogni uomo considerato nella sua dignità naturale è eguale ad un altro uomo, da nessun uomo può derivare fontalmente quell'imperativo, col quale s'intimi ad altro uomo tu devi fare o devi non fare questa cosa o sei libero a farla o non farla. Chi è per natura superiore all'uomo è Dio, e la sola ragione di Dio è regola della ragione dell'uomo, e la volontà di Dio è regola di quella dell'uomo. Per la qual cosa Dio dando alla umana ragione il lume, onde conosce il vero e rettamente giudica, lo ammaestra dei suoi voleri e col mezzo della stessa umana ragione l'obbliga a far ciò che vuole. Quando però l'uomo entro sè dice debbo far questo, altro non fa che ripetere l'imperio interno di Dio col quale gli dice tu devi far questo. La libertà di coscienza - La Civiltà Cattolica, serie XIV, vol. VIII, fasc. 968, 8 ottobre 1890.

Come obbligante, il magistero dovrebbe dirci a che siamo obbligati, ma attualmente non sembra di farlo...

Ho trovato questo testo della rivista "La Civiltà Cattolica" su un sito chiamato Progetto Barruel (che vi ho inviato per e-mail la lista dei testi disponibili ... sono scritti sul modernismo, magistero, infallibilità, indifferentismo, massonaria, Syllabus, ecc), che io non conosco il posizionamento. Sai qualcosa di questo progetto?

E 'affidabile?

Un Saluto dal Brasile

* El triunfo del modernismo sobre la exégesis católica:

http://www.statveritas.com.ar/Libros/el_triunfo_del_modernismo_sobre_la_exegesis_catolica(Francesco_Spadafora).pdf

don Camillo ha detto...

Mi spiace uscire fuori dal coro, ma a me sembra solo uno specchietto per le allodole.

Anonimo ha detto...

chissà se il "Breve esame critico", con la prefazione dello stesso Cardinale Ottaviani (e del Card. Bacci) ("impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa... tale da determinare per ogni cattolico una tragica necessità di opzione") sarà riletta con frutto dal capo dei ratzingeriani...

Anonimo ha detto...

Beh, Anonimo,
adesso non esageriamo, Ratzinger è il Papa regnante ed è a lui che dobbiamo il Summorum pontificum.
Ci aspetteremmo un po' più di "governo" e una riprovazione ferma di molti errori.
Ma oggi è così. Ci affidiamo e continuiamo ad andare avanti...